Due volti a confronto, due arti sofisticate. Adolfo Wildt (Milano, 1868 – 1931) è il genio dimenticato del Novecento italiano un artista colto, estraneo al mondo delle avanguardie e anticonformista, capace di fondere nella sua arte classico e anticlassico, di incredibile eccellenza tecnica e di straordinario eclettismo: doti che gli valsero l’attacco dei conservatori, per i contenuti e le scelte formali e anche dei sostenitori del moderno che mettevano in discussione la sua fedeltà alla figura, la predilezione della scultura la scelta del materiale tradizionalmente privilegiato, il marmo, che lui sapeva rendere con effetti sorprendenti sino alla più elevata purificazione dell’immagine. Lineamenti tracciati con sapienza che richiamano il profilo di questo cameo in un gioco sottile delle arti.
A Forlì, ai Musei san Domenico (dal 28 gennaio al 17 giugno) la mostra “ADOLFO WILDT. L’ANIMA E LE FORME TRA MICHELANGELO E KLIMT” esalta la grande arte di Wildt e la mette a confronto con i capolavori di maestri del passato che per lui, furono fonti di ispirazione. Agli stessi grandi capolavori noi ci ispiriamo ogni giorno nelle nostre creazioni, alla ricera del meglio.